EMERGENZA CONTRATTO/ SILEONI A MICHELI (ABI): I 204 EURO DI AUMENTO CI SPETTANO DI DIRITTO.BANCHE RIVEDANO I COSTI DI GOVERNANCE

30 marzo 2011
By redazione

Un confronto duro sui temi all’ordine del giorno nel rinnovo del contratto bancario: recupero del potere d’acquisto dei salari, crisi economica che impatta sui bilanci delle banche e costo del lavoro.

Di questo si è parlato nella tavola rotonda “Emergenza contratto”, organizzata ieri a Roma dalla FABI all’Ergife Palace hotel, a cui hanno assistito oltre 1000 delegati sindacali e diversi giornalisti di settore.

L’incontro, moderato dal cronista di Plus 24 Ore Nicola Borzi, ha visto la partecipazione di Francesco Micheli, Responsabile del Comitato Affari sindacali e lavoro di Abi e dei segretari generali di tutte le sigle sindacali del credito del primo tavolo di trattativa: Lando Maria Sileoni (Fabi), Agostino Megale (Fisac Cgil), Giuseppe Gallo (Fiba Cisl), Massimo Masi (Uilca), Marco Boltri (Segretario nazionale Dircredito), Fabio Verelli (Ugl credito), Pietro Pisani (Sinfub) e i giornalisti Antonio Quaglio, direttore di Plus 24, Stefania Tamburello (Corriere della sera) e Gabriele Capolino, direttore di Milano Finanza.

Il dibattito si è concentrato soprattutto sui temi degli adeguamenti salariali e del Fondo di solidarietà, l’ammortizzatore sociale di categoria. Sul primo punto Francesco Micheli è stato categorico: “la richiesta annunciata dai sindacati bancari di un aumento contrattuale per il prossimo triennio di 204 euro a regime è impensabile e improponibile, in quanto non è correlata al momento storico di crisi che il sistema sta vivendo”.
Immediata e compatta la risposta dei sindacati. “I 204 euro di aumento”, ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni,“spettano di diritto ai lavoratori bancari in quanto si tratta di un aumento legato al recupero dell’inflazione, come prevede la riforma sugli assetti contrattuali del 2009 che la stessa Abi ha firmato”.

Quanto al discorso sul costo del lavoro nelle banche italiane, Sileoni ha voluto sfidare Micheli sul terreno concreto dei numeri, snocciolando dati e cifre sui consiglieri d’amministrazione attualmente retribuiti dai principali gruppi bancari. ““Prima di parlare di costo del lavoro più alto d’Europa nelle banche italiane, bisogna riflettere sui costi delle governance bancarie”, ha detto il numero uno della FABI, “facciamo presente che nelle società di Intesa Sanpaolo ci sono in tutto 472 consiglieri d’amministrazione e 258 sindaci, in Banco Popolare 159 consiglieri d’amministrazione e 74 sindaci, in Ubi 122 consiglieri d’amministrazione e 47 sindaci, in Mps 92 consiglieri d’amministrazione e 43 sindaci, in Unicredit 165 consiglieri d’amministrazione e 85 sindaci. Numeri che impattano sui bilanci delle banche ma di cui stranamente nessun banchiere parla”.

Immancabile, infine, il confronto sul Fondo di solidarietĂ  e sull’ introduzione dell’indennitĂ  di disoccupazione nel settore del credito, recentemente proposta dall’Abi ma prontamente rifiutata dalle organizzazioni sindacali. “Il fondo per il sostegno al reddito dei lavoratori delle banche è stato uno “strumento eccellente” ma adesso è diventato oneroso e va rivisto”, ha detto Micheli. “In questo quadro, l’indennitĂ  di disoccupazione potrebbe esser un valido strumento per minimizzare la riduzione dell’assegno di sostegno al reddito, in questo momento diventato troppo costoso per le banche”.

Immediata la risposta di Sileoni: “L’introduzione dell’indennità di disoccupazione nel nostro settore non è motivata da alcuna ragione politica o tecnica. È vero che le banche spendono tanto, ma è anche vero che le stesse banche hanno un ruolo sociale da rispettare. E proporre il licenziamento di massa dei lavoratori 55enni, attraverso un ricorso dell’indennità di disoccupazione, non è certo una strada percorribile per risollevare le sorti del sistema. Le banche piuttosto, se hanno problemi con il fisco, abbiano il coraggio di chiedere al governo un intervento per la riduzione degli oneri fiscali. Non è ammissibile a pagare il prezzo della mancanza di coraggio degli istituti di credito debbano essere ancora una volta i lavoratori”, ha concluso il numero uno della FABI.

Roma 30/03/2011

Fonte: fabi.itFabi News
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